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Don Alfonso, prete speciale, si adoperò sempre per il bene della gente. Negli anni ’40 il governo fascista impose la raccolta degli oggetti di rame che dovevano servire per ricavarne armi per l’esercito. Pure questa legge era insopportabile, il prete sapeva che le persone non si potevano privare anche dei pochissimi utensili: pioli, tine, scodelle; oggetti, questi, indispensabili per la preparazione dei pur scarsi alimenti, perciò lui ne fece occultare alcuni. Si adopero per dimezzare il rognoso canone in grano che alcuni contadini dovevano versare alla Chiesa in ragione di 365 tomoli all’anno (1 tomolo di grano come misura locale equivale a circa 45 kg.)
Don Alfonso arrivò a questa decisione perché non sopportava che alcuni preti che lo avevano preceduto usavano tutto il grano esclusivamente per il bene delle proprie famiglie e non per distribuirlo ai poveri e non per distribuirlo ai poveri come doveva essere nello spirito delle disposizioni ecclesiastiche, rimanendo, così, ai poveri contadini solo la fatica, il sudore e davvero poche scorte  alimentari. Ho detto precedentemente che le donne essendo occupate quasi tutto il giorno nei lavori dei campi, rimaneva loro poco tempo da dedicare alla casa per sbrigare le faccende domestiche e il disagio maggiore si creava quando esse dovevano preparare il pane. La preparazione del pane richiedeva molto tempo, quasi l’intera giornata, ma anche in questo caso Don Alfonso accorreva in aiuto delle donne. Ricordo, un giorno, che mia nonna aveva impastato il pane ed era piuttosto agitata; aveva fretta di recarsi nei campi per portare la “mappatella” (un po’ di pane e companatico) agli altri che lì lavoravano. Il pane, per una perfetta cottura doveva rimanere nel forno per due ore; ma due lunghe ore erano troppe da aspettare. Ma il prete che in quel momento si trovava a passare di lì, tranquillizzò mia nonna: lei poteva andare nei campi poiché si sarebbe occupato personalmente di sfornare il pane. A sentir raccontare oggi queste cose, sembrano sciocchezze; ma allora erano un grande sollievo per chi si trovava in difficoltà. Don Alfonso c’era sempre, era sempre presente tra la gente, era un punto di riferimento validissimo per ogni evenienza. Disponibile anche se doveva tenere a bada i bambini piccoli.
Era l’amico, il confidente, il consigliere.
A questo punto non posso proprio tacere un altro grande servizio che lui rese al popolo di Pettoranello, un servizio importantissimo di carattere squisitamente culturale.
In quel periodo le famiglie non erano tanto attente all’istruzione dei figli, per loro non era la scuola che aveva la priorità. Bensì la cura e la custodia degli animali, ragion per cui, spesso i ragazzi si assentavano dalle lezioni o le frequentavano saltuariamente; essi dovevano, a dire dei genitori, portare le pecore al pascolo per ricavarne guadagni importanti anche se scarsi.
Don Alfonso non resto indifferente  a questo modo di fare delle famiglie; lui sapeva che l’educazione e l’istruzione erano di gran lunga più importanti, che i libri e la penna costituivano una ricchezza inestimabile rispetto alle pecore, e allora bisognava agire senza perdere tempo. Per primo intervenne presso le famiglie per convincerle a far frequentare la suola ai loro figli, ma si sa come vanno queste cose; per il momento il bestiame era più importante dei maestri, dei libri e di tutto ciò che aveva il sapore e l’odore della scuola. Quindi, constatato che i risultati non erano quelli desiderati, Don Alfonso si prese personalmente cura dei ragazzi, diventò lui in un certo qual modo il loro maestro.  Di giorno essi accudivano gli animali, ma di sera, spesso anche con la forza, li riuniva nella canonica e li istruiva nelle materie scolastiche; questo impegno continuava anche durante l’estate. Tuttavia, la sua premura non era tanto amata da quegli scapestratelli ai quali sarebbe piaciuto di più spassarsela nei campi, dove si ritrovavano con gli amici di sempre a passare il tempo spensieratamente nei giochi.
Don Alfonso si occupò direttamente anche dei ragazzi più grandi; parecchi di loro, con l’accordo delle famiglie, furono convinti a continuare gli studi presso l’istituto salesiano Don Bosco Di Caserta, dove lui stesso si recava periodicamente ad informarsi dell’andamento degli studi. Oltre che con i professori parlava con i ragazzi, li incoraggiava, li spronava, li consigliava; ed era soddisfatto se ognuno otteneva buoni risultati e al ritorno in paese passava le informazioni ricevute alle famiglie.
Questo prete certamente ha operato come testimonianza vivente di carità e di fede, lasciando un’impronta indelebile per la sua bontà e il bene elargito a tante persone, senza mai chiedere nulla in cambio. Don Alfonso, sebbene a distanza di tempo, io ti dico grazie anche a nome di chi ti ha conosciuto, per i semi che hai sparso a iene mani e sono certa che i frutti del tuo servizio non sono mancati. Bene si è fatto a conservare, all’interno della nostra bella chiesa, dedicata a Santa Maria Assunta, una targa ricordo dedicata a questo prete speciale.